venerdì 22 agosto 2014

Tristan Pigott - Interview


Tristan Pigott è un giovane pittore che intensifica nei suoi quadri il dramma quotidiano alterando proporzione e forma per esprimere un’ansia consapevole. I suoi quadri sono semplici esplorazioni delle caratteristiche umane che giocano con la proporzione e con idee surreali. L’interesse di Tristan sono le persone, in questo casoo  amici o famigliari che ritrae in modo umoristico in un mondo scomodo, dominato dall'incertezza, in cui questi giovani ventenni sono ritratti con l’alcol, con i loro vestiti griffati e il loro make up. Facilmente troviamo due ragazze sedute sul letto, una mentre si mette il mascara e l’atra mentre aggrotta la fronte guardando una rivista di moda. Un labbro tatuato diventa l’oggetto di un altro dipinto, o una ragazza che mangia un hamburger facendo attenzione a non sporcarsi il look, in fin dei conti a volte la magia sta proprio in quello che viviamo tutti i giorni.

A che età hai iniziato a dipingere?
Mio padre è un pittore. Non ricordo quando ho iniziato a dipingere, mi sembra di averlo sempre fatto.

Quando hai capito che la pittura sarebbe stata il modo migliore per esprimere te stesso?Fin dall’inizio è sempre stata la mia tecnica preferita. Alla scuola d'arte ero aperto alla possibilità di utilizzare altri mezzi, ma sono sempre tornato ai colori ad olio.

Ciò che mi colpisce di più nei tuoi dipinti è il perfetto equilibrio tra un forte senso di realismo ed idee surreali. Puoi parlarmene?
È importante per me che ci sia un senso di realismo. Tutte le persone che dipingo sono amici, voglio che le situazioni in cui li metto siano delle possibilità reali, ma che abbiano un'enfasi che proietti le loro personalità. Voglio attirare lo spettatore, coinvolgerlo nella narrazione, ma rivelare la natura bidimensionale della pittura, richiamando l'attenzione sulla superficie della tela.

Mi stai dicendo che tutte le persone che ritrai sono tuoi amici?
Sì, e conoscerli mi permette di saper come si adatteranno alla narrazione del quadro, ma spesso in fondo si tratta proprio di questo, di chi in realtà queste persone siano veramente. Le situazioni in cui le metto sono ambigue perché voglio che le cose siano il più ambigue possibili.

Per quale motivo la vita quotidiana sembra essere così importante per la tua arte?
Direi che le persone sono importanti, le cose di tutti i giorni che sono catturate nel dipinto servono per distrarre lo spettatore dal consideralo puramente in modo oggettivo e per farlo pensare.

Quali sono a tuo parere gli artisti che credi abbiano avuto una grande influenza a sul tuo stile e sulla tua tecnica?
Direi John Currin e Otto Dix.

La moda e i vestiti sembrano avere un posto particolare nei tuoi quadri, come mai questa decisione?
Giudichiamo le persone altrettanto dai loro vestiti quanto dai loro volti, è la forma più visibile dell’identità e della proiezione di qualcuno.

Il mondo che crei per loro per alcuni versi sembra essere scomodo o almeno questo è ciò che a volte comunicano i loro giovani volti. Cosa ne pensi?
Trovo la ritrattistica una cosa strana. È pensata per essere un momento nel tempo che viene creato per giorni e settimane. Quindi io voglio che ci sia questa consapevolezza da parte delle persone di questo tempo che passa . Voglio che ci sia quel senso di disagio, come quando qualcuno ti sta fissando.

È una vera e propria ansia consapevole quella in cui vivono i tuoi soggetti e spesso è anche accentuata dall’attenzione che dedichi alla scelta dei props che vuoi aggiungere alla tua composizione, quanto tempo impieghi a crearla? 
Comincio sempre col delineare una composizione che può variare nel tempo, spesso mi è successo di essere a metà strada nel terminare un dipinto e modificarne gli oggetti, nulla è scolpito nella pietra.

Nella realtà che stai presentando pensi che maschio e femmina siano sullo stesso livello?
Sì certo. Penso che siano entrambi visti con un po’ d’umorismo, anche se in realtà in cui lavorando simpatizzo molto di più con le donne rispetto agli uomini a causa della loro rappresentazione spesso sleale. Voglio che l'ambiguità si rifletta su ciò che lo spettatore vede, chiunque stia giudicando i personaggi, si dovrebbe riflettersi su lui. “Reading Easy” si basa tutto sul modo di vedere, il contrasto della naturalezza e del posing e come noi lo leggiamo.

Che tipo di collegamento speri di ottenere con gli spettatori?
Sta a loro, io sono più che felice se qualcuno è in grado di guardare un mio dipinto per più di pochi secondi.

Cosa trovi più stimolante e perché?
Le persone, non smettono mai di sorprendermi.

Quando sei nel tuo studio a dipingere che tipo di musica ascolti? Qual’è l’ultimo cd che hai suonato?
L'ultima cosa che ho ascoltato è stato il nuovo album degli Swans. Ascolto qualsiasi cosa.

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